Ansia, depressione di certo si è sempre in compagnia di pensieri che non abbandonano mai!
E il disturbo si origina dalla presenza costante di pensieri parcheggiati nella mente e che non scorrono, come invece potrebbero.
La persona soffre molto, perché è in compagnia di una sequenza di pensieri che raccontano continuamente di paure, timori, giudizi negativi su di sé, sugli altri e sul mondo in generale.
Si tratta di una visione negativa e angosciata che la persona può anche riconoscere, ma da dalla quale non sa proprio come uscire.
La responsabilità di questa condizione va rintracciata negli ‘stati interni’ alla persona che la condizionano e la orientano ad un continuo monitoraggio: ‘se ci penso posso controllare meglio ed evitare’ .
E’ il pensare di ‘dover evitare il pensiero’, la vera trappola, il grande errore!!
Chi credere si possa fermare il pensiero?
In realtà la persona potrebbe apprendere a ‘stare’ con i pensieri faticosi, smettendo di evitarli o sopprimerli.
L’esperienza psicoterapeutica allena la persona a ‘stare con quanto arriva’, a ‘smettere di combattere o evitare’.
In sostanza non si tratta di nascondere, fuggire, ma imparare a guardare prima, per accorgersi poi di quanto ‘realmente’ accada.
Quando si guarda è possibile, finalmente, accorgersi di quello che esiste ‘realmente’.
Affrontare con una modalità nuova richiede di osservare quanto accade, smettendo quindi di immaginarlo, pertanto lo scopo non è evitare che accade o eliminare, ma ‘trattare quello che realmente è’.
Il pensare può essere immaginato come una grande orchestra dove ci sono strumenti e musicisti che per poter esibirsi hanno bisogno di una partitura e di un direttore.
La scelta della partitura e del direttore determineranno la sinfonia che andrà in scena.
Dr I. Marinucci