Estate, sole, giornate più lunghe, vacanze…
Un periodo dell’anno fantastico, eppure per molti la bella stagione è un tempo faticoso: umore nero, scarsa voglia di fare, debolezza fisica e psichica.
Tecnicamente si definisce SAD, seasonal affective disorder.
La SAD è una forma stagionale di disturbo dell’umore che colpisce per lo più in inverno ma che spesso si mantiene anche durante i mesi più caldi.
I sintomi della SAD estiva a differenza di quelli del periodo invernale dove si tende a dormire di più, si è pigri, si mangia di più e quindi a prendere peso, sono opposti.
In estate si tende a dimagrire perché si mangia meno, il caldo riduce l’appetito, si suda molto e si beve di più, penalizzata la qualità e la quantità di sonno.
Alla sintomatologia fisica, spesso si aggiunge quella tristezza nel vedere che tutti gli altri si divertono e pensano alle vacanze.
Che cosa scateni la SAD nella bella stagione rimane un mistero: secondo alcuni ricercatori potrebbe essere l’eccessiva esposizione al sole e al caldo.
Il nostro cervello riconosce quando sta arrivando l’estate e agisce mettendo in atto tutta una serie di aggiustamenti che richiedono un certo tempo e consentono un felice adattamento al caldo, ma negli ultimi anni questo passaggio non è più così graduale e sufficiente.
E’ la luce anche più della temperatura che sembra avere un grande “potere” sulla psiche e sull’ umore.
Nell’organismo esistono due gruppi di geni che si attivano a seconda del momento della giornata e il grado di attività risente, quindi, della quantità di luce che si tratti di giorno o notte.
Quando, però, il cambiamento è troppo rapido o estremo il meccanismo si inceppa e aumenta la possibilità che insorgano dei disturbi dell’umore.
In realtà non è l’alternanza delle stagioni in sé, ad influenzare negativamente il nostro umore, ma la scarsa capacità che spesso si ha nel sintonizzarci ai cambiamenti della natura.
Si ha sempre molta difficoltà ad accettare i cambiamenti perché abituati a seguire dei i ritmi standardizzati, noti e pertanto rassicuranti che conseguentemente ci rendono ostili a qualsiasi variazione.
Di certo non si possono adeguare le ore della giornata lavorativa a quelle della luce solare, ma è possibile sintonizzare diversamente il nostro soggettivo modo di vivere il tempo e scoprire in esso delle differenti energie che le stagioni rimandano.
Insomma quello che spesso manca è la capacità di adeguarci interiormente ai cambiamenti anche climatici e di viverli come momento di conoscenza nuova, dove fare delle nuove esperienze che siano di lavoro, formazione, divertimento.
Accettare, accogliere i cambiamenti anche climatici anziché opporsi e rifiutarli.
Dr I. Marinucci